Ubicato nell’ angolo nord-ovest della piazza Cavour, il Castello Chiaramonte fu edificato da Federico II Chiaramonte intorno al 1280. Culmina nella sua parte alta con la torretta dell’ orologio e la cupola. Per renderlo più sicuro ed inespugnabile il maniero fu in origine circondato da una cinta muraria fortificata oggi nella quasi totalità inesistente. Il grande e unico portale d’ ingresso ogivale immette nella corte centrale quadrangolare su cui ruotano e si affacciano tutti gli ambienti. Nel corso dell’ultimo restauro (1998-2001) sono stati portati alla luce, nell’andito, residui di affreschi di due stemmi dei Chiaramonte e di S. Giorgio. Le cucine, poste ai lati dell’ingresso, vennero utilizzate dal 600 all’ 800 a carcere. Degna di menzione è un’epigrafe, ricavata in una mensola monolitica in pietra, oggi sistemata sulla parete sinistra dell’ androne d’ ingresso. Salendo per un’ ampia scala posta sul lato occidentale della corte si arriva al piano nobile, luogo di residenza degli antichi feudatari, le cui stanze sono collegate da un ballatoio. Un bellissimo portale immette nella piccola cappella domestica che è senza dubbio l’ambiente più interessante dal punto di vista artistico. Dal ballatoio si accede, mediante una stretta scala, ad una stanza molto raccolta con vista panoramica sul mare e sulla corte. Anche questa stanza, anticamente destinata alla servitù, serviva come carcere. Salendo ancora la stretta scala si giunge al terrazzo da cui si può godere di un panorama molto suggestivo. Oggi il castello è sede di rappresentanza del Comune e viene utilizzato per eventi culturali. Interessante è la mostra permanente del pittore Pasquale Farruggia che prima di morire ha deciso di donare al comune una parte dei suoi quadri oggi sistemati all’interno di una delle sale del castello.
L’affresco di San Giorgio
In seguito alla pulitura delle pareti dell’andito, è stato portato alla luce l’immagine di un cavaliere col nimbo: S. Giorgio.
L’epigrafe
L’ epigrafe, si riferisce al restauro che il palazzo subì il 20 Gennaio 1488 da parte di un tal mastro Bernardo Sitineri per volere dei Perapertusa, in quel tempo barone del feudo di Favara. La scritta, che per molto tempo rimase indecifrabile, si riteneva che si riferisse ad un tesoro nascosto e, secondo una leggenda diffusa tra il popolo, a colui che fosse stato in grado di interpretarla sarebbe apparsa una strega che dopo avergli posto delle domande, se non si fosse ritenuta soddisfatta dalle risposte, gli avrebbe buttato negli occhi un pugno di sale rendendolo cieco.
LA CAPPELLA
La porta d’ingresso è incorniciata da un fastoso portale ogivale cieco, ornato da tre ghiere, con ai lati due delle quattro colonne originarie sormontate dall’ architrave. All’interno un arco a sesto acuto divide l’ambiente in due parti. Il primo ambiente, in cui è possibile ammirare l’albero genealogico di alcuni proprietari del castello, è coperto da una cupola di gusto arabo-normanno. Sulla parete absidale di fondo si apre una nicchia racchiusa originariamente da seicolonne, quattro in porfido (di cui due mancanti) e due in pietra intagliata con motivi tipici chiaramontani a zig-zag, sormontate da ghiere. Ai lati vi sono due edicolette con all’interno gli stemmi della famiglia Moncada subentrata alla fine del 300 ai Chiaramonte. Ancora oggi si notano sulle pareti tracce degli antichi affreschi.
Architrave del portale d’ingresso della cappella.
Interno della cappella.
Cupola della cappella.
Il panorama con a sinistra la cupola
Miriam Bruccoleri
Vanessa Lazzano
Annalisa Puma