montagna caltafaraci

TITOLO DEL PROGETTO

Ecomuseo montagna Caltafaraci

Sogetti promotori Pro Loco Castello – I.C. Bers. Urso plesso Pirandello di Via Agrigento. Responsabili Ins. Annamaria Nobile per la scuola e prof. Antonio Moscato per l’associazione.

Esigenze del territorio/bisogni culturali

L’Istituto Comprensivo “I. C. Bers Urso” sede plesso Pirandello sorge a Favara, una cittadina di circa 33.000 abitanti distante pochi chilometri da Agrigento. La scuola sorge alle pendici della montagna  Caltafaraci, detta “A Muntagnedda”, che caratterizza il territorio e lo valorizza per la presenza di vestigia archeologiche risalenti a varie età storiche. Il paese di Favara affonda le proprie radici nella preistoria, come testimoniano gli antichi insediamenti di contrada Ticchiara, dove sono stati rinvenuti importanti reperti archeologici, tra cui alcuni vasi di tipo castellucciano. Esso si trova al centro di un territorio che, oltre ad essere ricchissimo di testimonianze storiche, è dotato anche di numerose e suggestive bellezze naturali.  Le origini di Favara risalgono al periodo dei Sicani. Sul suo territorio, infatti, sorgeva una stazione di questo antico popolo, come è testimoniato da preziosi rinvenimenti di splendidi vasi del paleolitico-sicano, conservati nel museo archeologico di Agrigento. Favara fu interessata dalla dominazione greca, di cui rimangono tracce in contrada Caltafaraci, dove sorgeva forse  una fortificazione. Il periodo di dominazione musulmana è testimoniato dall’insediamento di contrada Saraceno e dalla permanenza di numerosi toponimi di matrice araba, tra cui lo stesso Favara, che deriva dall’arabo “Fewwar”, che significa “sorgente d’acqua”. Il territorio fu assoggettato per un certo tempo dallo Sceicco Hibn-Hawwasci. L’economia del territorio si basa sulle attività di artigianato e di commercio, mentre il  settore agricolo evidenzia il recupero di alcune colture tradizionali. Purtroppo si registrano squilibri economici che incidono sullo sviluppo del territorio: l’edilizia e il settore dei lavori pubblici, che fino a qualche tempo fa erano fiorenti, sono in crisi, di conseguenza è  alto il tasso di disoccupazione e ricompare, come negli anni Sessanta, il triste fenomeno dell’emigrazione che non riguarda solo la mano d’opera ma anche la cosiddetta “fuga di cervelli”. Le strutture per l’organizzazione della vita sociale sono carenti o inadeguate alle esigenze della popolazione locale, la forte crisi economica del Comune non riesce a far fronte in modo adeguato ai bisogni del territorio. Gli impianti esistenti per il tempo libero sono pochi con composizione eterogenea (pubblico e privato), vedi piscina comunale, stadio comunale mentre altre strutture comunali come le palestre (solo due su otto edifici scolastici) sono inserite in alcuni edifici scolastici che sono messi a disposizione del territorio, previo accordo con le istituzioni scolastiche (in alcuni casi il Comune non garantisce la fruizione degli impianti esistenti). Poche le strutture private: un campo da tennis, un maneggio e diverse palestre per l’attività di danza e fitness, tutti  a pagamento. Abbondano, di contro, bar, sale da biliardo e sale di video-games. Sono poche le strutture pubbliche di attività di promozione e diffusione della cultura, anche se dobbiamo registrare un’inversione di tendenza in questi ultimi anni, in quanto l’azione della Pro loco, della Farm Cultural Park e di altre associazioni culturali stanno ravvivando il territorio comunale e in alcune manifestazioni anche il territorio regionale e nazionale. Centri attivi sono anche le Parrocchie. Assistiamo ad una rinascita, seppur lenta, del centro storico con la creazione di nuove strutture ricettive quali B&B, ristoranti, wine bar ecc.

L’esigenza del territorio  si può configurare nella valorizzazione dei percorsi di sviluppo locale dove i beni comuni assumono un ruolo determinante, sia come componenti identitarie che come produttori di servizi essenziali, tanto da essere fra gli elementi principali presi in considerazione nelle scelte localizzative delle imprese che stanno nascendo in quest’ultimo periodo. Inoltre, essi hanno la caratteristica di svolgere sempre le loro funzioni fondamentali verso più di un settore economico, divenendo i cardini attorno ai quali si organizza la multifunzionalità economica locale, la capacità di ibridazione intersettoriale, la resilienza economica, ecologica, sociale.  Tali beni sono per lo più affidati alla cura dei Comuni, delle ex Province Regionali e delle Soprintendenze ai BB.CC che hanno il compito di costruire attorno ad essi forme di utilizzazione che, tutelandoli, ne consentano anche la liberazione delle potenzialità di sviluppo che incorporano. Acque, green infrastructures e fruizione ambientale, beni storico-artistici, proprietà pubbliche e turismo culturale, terre, paesaggi ed enogastronomia, artigianato, creatività e produzioni di nicchia sono gli esempi di un modello di sviluppo che a Favara e in Italia dimostrano persistenza e solidità, per via dell’eccezionale patrimonio presente nel territorio del nostro Paese. L’azione della scuola vuole inserirsi in questo contesto formando e creando non solo nei  propri allievi , ma anche negli adulti che gravitano nel proprio comprensorio, quella cultura e quella competenza in grado di rispondere ai bisogni culturali del territorio. Bisogni culturali che sono legati spesso alla non conoscenza dei propri beni, alla scarsa percezione di “sè” in relazione alle difficoltà o alle nuove dinamiche sociali.  Infatti oggi si assiste sempre più a una fruizione dei diversi servizi, sia essi culturali e non, con una scarsa consapevolezza da parte dei fruitori, in termini di percezione utile, per la crescita e lo sviluppo di una società. Possiamo quindi esplicitare meglio i bisogni della Città in termini di:

– Valorizzazione del patrimonio esistente attraverso un azione di catalogazione e diffusione delle informazioni;

– Fruizione sistematica dei beni recuperati e disponibili;

– Messa in rete e condivisione dei beni esistenti con tutti gli stakeholders del territorio;

– Creazione di una cultura del work group che parta prima di tutto dalle scuole;

Visite guidate, progetti e incontri culturali sono risposte concrete, al fine di sensibilizzare gli alunni e tutta la comunità locale alla valorizzazione dei beni culturali del territorio, beni prestigiosi che possono rappresentare per il quartiere e la Città un’opportunità di  sviluppo. Altro bisogno da noi individuato riguarda la valorizzazione del museo di Scienze naturali del Barone Antonio Mendola, nato alla fine dell’Ottocento con diversi reperti mineralogici, floro-faunistici che necessitano di essere ampliati e fruiti.

Beni/e DA conoscere, tutelare, conservare, valorizzare e fruire

Il progetto si prefigge di valorizzare l’intero territorio della montagna “Caltafaraci” come patrimonio culturale, considerandolo un ecomuseo, una testimonianza di un ambiente di vita che caratterizza una determinata zona, la cui storia va ricostruita, salvaguardata e consegnata alle generazione future. L’ambiente è qualcosa di dinamico che si evolve e testimonia l’intrecciarsi nel corso dei secoli delle relazioni tra l’uomo e la natura. Il percorso formativo intende considerare il territorio come laboratorio aperto in cui tutti possono sperimentare, raccogliere dati e modificare e integrare, così come detto in precedenza, con la biblioteca Museo B. Antonio Mendola. Il bene su cui vogliamo sviluppare l’azione formativa riguarda la montagna Caltafaraci (volgarmente chiamata dai favaresi “Muntagnedda” – piccola montagna). Si tratta di una montagna media (531 m. s. l. m. il punto più alto) situata a nord-ovest della città di Favara e dà il nome a tutta la contrada che in realtà è divisa in quattro parti: Caltafaraci, Montagna Grande, Rificia e Saraceno. Secondo l’etimologia araba il nome è formato dalle due parole: Calta (in arabo Kal’at significa castello, infatti di un castello si ammirano i ruderi in cima al colle) e Faraci che qualche studioso riferisce al proprietario del castello. Ma le prime testimonianze umane sulla montagna risalgono alla prima età del bronzo, attestate da tombe a grotticella o a forno scavate nella pietra.

Sono state anche ritrovate tracce di abitazioni trogloditiche e sepolture preelleniche soprannominate “grutti di li saracini”. Si ritrovano, inoltre, ambienti abitativi risalenti al periodo greco e romano (Villa romana). Sulla sommità meridionali esistono i resti di una poderosa fortezza di matrice araba.  Vi si ritrovano anche insediamenti del periodo normanno e svevo, testimoniati da reperti archeologici. Anche nei secoli successivi è attestata la presenza umana, nel ‘300 Caltafaraci diventa feudo riconducibile alla famiglia Chiaramonte. Feudo attestato in un documento dell’800. È testimoniato che gli anfratti della montagna sono stati utilizzati come rifuggi per la popolazione locale in particolari periodi storici, fino ad arrivare alla II Guerra Mondiale. Infine ricordiamo l’ottocentesca Villa Cafisi in stile neoclassico. Altro bene importantissimo per la nostra città riguarda il patrimonio paesaggistico, naturalistico e floro-faunistico presente in tutta l’area.

Il territorio di appartenenza del comune di Favara  ha come elemento paesaggistico prevalente quello collinare, con colline dolci ed incisioni vallive poco pronunciate.

Da un punto di vista pedologico i terreni risultano uniformi essendosi formati su substrato argillo-sabbioso. Le condizioni climatiche della zona sono quelle tipiche della provincia, con clima di tipo mediterraneo caldo-arido, con estati calde e precipitazioni concentrate nei mesi autunnali e invernali e con escursioni accentuate soprattutto durante il periodo invernale-primaverile. Rare sono le grandinate e le gelate. Le temperature minime medie riscontrate durante il corso dell’anno si aggirano intorno ai  6/7 °C, mentre le temperature massime raggiungono e a volte superano i 40 °C. Dal punto di vista fitoclimatico quasi tutto il territorio ricade nella zona xerofile dell’Oleo-ceratonion, trovandosi nella fascia della “macchia mediterranea”. Tra le specie arbustive si hanno sparsi alcuni elementi della macchia mediterranea come il pistacchio (Pistacia vera), il mandorlo e Prunus communis Arc. (var. dulcis – var. amara) l’olivo  (Oleacee). Inoltre  la zona è particolarmente vocata sia per le colture agrarie poliennali,  che  per le colture annuali in ambiente protetto o con apprestamenti protettivi mobili e stagionali. Molto interessante risulta la Montagna Caltafaraci, ricca di fauna e flora tipica del bacino del Mediterraneo e con una forte presenza di reperti archeologici.  Di notevole pregio sotto questo aspetto è anche la contrada Stefano, con il fiume Iacono – Naro che l’attraversa. La fauna più rappresentativa è costituita dalla volpe europea, dal gatto selvatico, dalla lepre, dal coniglio selvatico, dall’istrice, dal riccio, dalla donnola, dal  topo di campagna. Tra i volatili si ricordano  il passero europeo, il corvo, la taccola, la gazza, il gheppio, la civetta, il barbagianni, il gufo, la poiana e la calandra. Nei laghetti privati e lungo i corsi d’acqua si possono vedere le anatre selvatiche, le folaghe, le gallinelle  d’acqua. Circa gli uccelli   migratori sono da elencare la rondine, il rondone, la gru, il germano reale, la cicogna, il pettirosso, la  cinciallegra, il  cardellino, il  verzellino, l’ allodola, la quaglia e la pernice. Gli anfibi e i rettili sono dati  dal rospo, dalla rana, dalla lucertola comune, dal ramarro, dalla biscia, dal serpente comune nero, dal geco e dal granchio di fiume.

A tal proposito, diventa indispensabile il collegamento con la Biblioteca-museo del barone Antonio Mendola che dopo una vita dedicata ad aiutare i poveri decise di creare un luogo dove potesse condividersi la sapienza “Popularis Sapientiae loculus”.

All’interno del “Loculus Popularis Sapientiae” c’è anche un museo  un po’ di tutto:  una raccolta di uccelli di stazione e d’immigrazione passeggera in Sicilia, di quadrupedi, rettili, insetti, pesci, tutti imbalsamati ma poco conosciuti dalla popolazione locale e non,  un germe di musei geologici, mineralogici, etnici. All’interno del Museo si trovano anche alcuni reperti archeologici: una creta cotta ordinaria, vasetti, lacrimatoi e monete e una collezione di piccoli campioni di marmo.

 

 

Finalità

Attraverso un percorso geostorico il nostro Istituto si propone di recuperare alcune parti dell’identità locale oggi messa in crisi dall’omologazione massmediatica che ha fatto perdere il rapporto con la propria terra.  Tutelare il patrimonio ambientale significa valorizzare luoghi, riqualificare parti di territorio che rischiano di diventare testimonianza dell’incuria e dell’abbandono. Inoltre, conoscere il territorio in cui si vive e si studia significa rafforzare il senso di appartenenza e ritrovare la propria storia, per prendere consapevolezza anche delle problematiche del territorio ed essere stimolati a contribuire alla loro soluzione.

Gli studenti che partecipano al progetto saranno coinvolti in numerose attività. Si tratta di discipline riguardanti l’apprendimento e l’uso di tecniche di ricerca sul proprio territorio, lo sviluppo e l’analisi di informazioni che coinvolgeranno le diverse aree disciplinare del curricolo (così come indicato dalle indicazioni nazionali del 2012) con il rafforzamento dei saperi sia essi specifici che trasversali. Tramite queste attività, i ragazzi creeranno contenuti multimediali riguardanti il loro territorio; con i loro report e le loro relazioni descriveranno le loro osservazioni e esporranno i dati raccolti e catalogati, grazie soprattutto ai compiti dello “storytelling”, della comunicazione e delle storie sullo sviluppo del territorio. Si realizzerà il progetto ecomuseo in stretto legame con il museo B. A. Mendola all’interno dell’istituto.

In sintesi le finalità prefissate sono:

 

  • Educare alla cittadinanza attiva;
  • Elevare il livello di educazione e coscienza ambientale per migliorare la qualità della vita;
  • Adottare nuovi modelli comportamentali per garantire la tutela dell’ambiente in cui viviamo;
  • Responsabilizzare e sensibilizzare ad una pratica ecologica collettiva;

 

Trasferibilità delle competenze acquisite

 

  • Sviluppare capacità di adottare soluzioni e risolvere problemi, valutando correttamente le possibili soluzioni da utilizzare in diversi contesti.

 

Destinatari del percorso formativo

Alunni della scuola secondaria, primaria, genitori e abitanti del quartiere centro EDA.

Obiettivi del percorso formativo (con riferimento alle Indicazioni nazionali del 2012)

  • Acquisizione da parte degli allievi competenze culturali e di cittadinanza valutate attraverso compiti di realtà;
  • Promozione di un dialogo costante e proficuo tra scuola da un lato, territorio e mondo del lavoro dall’altro;
  • Metariflessione sui processi di insegnamento e apprendimento da parte di docenti e discenti;
  • Gestione consapevole, democratica e responsabile delle forme di cultura partecipativa, per promuovere negli allievi coscienza di sé e dei propri talenti necessari per costruire la propria identità e ipotizzare un progetto di vita;
  • Conoscere gli aspetti peculiari del proprio territorio;
  • Conoscere in modo attivo il proprio ambiente, in tutti i suoi aspetti geo-storici;
  • Riappropriarsi della propria identità locale, nella consapevolezza di far parte di una comunità intesa come insieme di cittadini legati da una storia e da una memoria comune.
  • Acquisire la coscienza che l’ambiente è un patrimonio inestimabile da conoscere e tutelare, anche con i propri comportamenti quotidiani;
  • Conoscere temi e problemi di tutela del paesaggio come patrimonio naturale e culturale e progettare azioni di cura e valorizzazione;
  • Saper individuare la relazione tra problematiche ambientali e patrimonio culturale.

 

Verifica e valutazione

La verifica avverrà con gli strumenti e gli indicatori previsti nel POF, si terrà conto del livello in ingresso, si farà una verifica intermedia e finale attraverso la somministrazione di questionari con risposta multipla e aperta. Nel proseguire con il programma si terrà sempre conto dei feedback proveniente dall’aula e di conseguenza la modulazione dell’azione didattica sarà adatta alle esigenze dei corsisti. Così facendo aumenta l’efficacia dell’azione formativa.

Strumenti:

Questionari a risposta multipla (realizzate con software opensource Quizfaber) e l’attività di osservazione. Il test a risposta multipla risulta il sistema più rapido ed efficace per valutare le competenze acquisite da parte dei corsisti, in quanto in  alcuni items saranno  inserite delle rappresentazioni iconografiche che permetteranno al corsista di rispondere subito e con certezza. Questo perché seguendo la lezione di tipo laboratoriale  avranno modo di collegare gli aspetti cognitivi con l’operatività, sapere e saper fare.  Altri strumenti saranno:

Relazioni, interviste, produzioni scritte, multimediali e grafico–pittoriche; schede di osservazione. Monitoraggio in itinere e finale mediante somministrazione di questionari di gradimento a tutti i soggetti coinvolti.

 

METODOLOGIA

Peer to Peer, approccio tra pari da preferire con gli adulti. Cooperative Learning: il gruppo classe lavora per piccoli gruppi regolati dai principi dell’apprendimento cooperativo; il diventare esperti e la socializzazione delle conoscenze ne rappresentano gli aspetti caratterizzanti. Tutoring, Approccio costruttivista, Problem solving. Adozione della didattica laboratoriale, in cui siano privilegiati i linguaggi multimediali, per una didattica interattiva e transmediale. Uso di Linee del Tempo digitali, Wiki, webquest, Cmap e Prezi, Cabri, Stellarium, Videogiochi, Lavagna on-line.

 

MOMENTI DIDATTICI TEORICI

Si  prevede una prima fase di prediagnostica, nella quale si darà spazio all’accoglienza, alla presentazione dell’equipe, alla presentazione del percorso di bilancio, all’analisi della domanda, al contratto di bilancio, alla conoscenza dei/delle corsiste/corsisti all’interno del gruppo. In questa fase i docenti/esperti informeranno il gruppo sulle modalità del percorso intrapreso stipulando un contratto pedagogico nel quale si chiariscono i termini del percorso e le finalità che si intendono perseguire.

Test d’ingresso a risposta multipla su argomenti di carattere generale riconducibili alle indicazioni nazionali per il curricolo della scuola primaria e secondaria di primo grado (ambiente, cittadinanza attiva, competenze digitali, ecc). Il test di ingresso sarà finalizzato alla verifica delle conoscenze di base e quindi a fornire degli input adeguati sia dal punto di vista dei contenuti che del linguaggio da adottare (feedback).

Si adopererà la tecnica del brain storming che trova una sua efficacia,  in modo da attivare un canale bidirezionale corsisti-formatori fornendo gli stimoli necessari per interagire in un unico gruppo. Nel proseguire con il programma si terrà sempre conto dei feedback provenienti dall’aula e di conseguenza si modulerà l’azione didattica alle esigenze dei corsiti.

Si prevedono moduli didattici con interventi in aula e uscite sul territorio: la montagna di Caltafaraci, l’insediamento Ellenico, le presenze naturalistiche della montagna (flora, fuana, eventuali minerali), la biblioteca museo Barone Antonio Mendola. Laboratori e giochi laboratorio sulle specie presenti, le rocce; formazione per operatori ecomuseali e volontari sui tematismi dell’ecomuseo (adulti); attività didattiche per gli adulti; organizzazione serate divulgative e giornate didattiche in collaborazione con la pro Loco Castello; interventi con esperti sui temi dell’ecomuseo; giornata archeologica/naturalista alla scoperta delle montagna “Caltafaraci”.

Percorsi eco-museali

Attività escursionistiche e didattiche sui percorsi da individuare e realizzare sulla Montagna Caltafaraci. Realizzazione sul sito web della scuola di un piccolo tour virtuale attraverso video e foto.

Gestione beni culturali e ambientali

L’Ecomuseo non ha in gestione siti o beni culturali e ambientali; gestirà l’eventuale percorso eco ambientale, in collaborazione con la pro Loco, per la fruizione di altre scolaresche, gente del luogo o forestieri. Avrà una piccola sezione museale all’interno della scuola in sinergia con il museo comunale.

MOMENTI DIDATTICI LABORATORIALI

Si svolgeranno in aula e in laboratorio multimediali, presso la biblioteca A. Mendola. Lezione partecipata. Ricerca guidata sulle fonti scritte, materiali e orali. Approccio globale all’ambiente. Ricerca sul campo. Laboratorio aperto. Sperimentazione. L’ azione Cl@sse 2.0, nell’ambito del Piano Scuola Digitale del MIUR, troverà ampio impiego in tutte le fasi del progetto. Obiettivi da perseguire con l’azione Cl@sse 2.0:

  1. Familiarizzazione con le NT il più possibile omogenea da parte di tutti gli studenti del gruppo classe;
  2. Superamento contrapposizione e antagonismo tra ambienti di apprendimento formali, che caratterizzano la classe scolastica, e informali, a cui i giovani, digital natives, si rivolgono sempre più spesso;
  3. Rinegoziazione e mediazione dei saperi, anche attraverso la definizione di nuovi linguaggi di comunicazione e di apprendimento, per rafforzare il ruolo della comunità che apprende, formata da digital natives e digital immigrants;
  4. Implementazione della motivazione degli allievi attraverso un apprendimento attraente e l’utilizzo di ambienti collaborativi e ispirati a logiche ludiche;

 

ATTIVITA’ E TEMPI DI ATTUAZIONE

Esplorazione, censimento, mappatura e rilievo della flora e fauna. Lavori di gruppo. Visite guidate. Ricerca di storie, poesie, canzoni e leggende legati al colle. Realizzare itinerari turistici paesaggistici. Allestire una mostra fotografica che racconti la storia del territorio “ieri e oggi”, attestante lo  stato di fatto del bene ambientale e gli interventi subiti nel tempo. Realizzare un questionario/intervista “verde”. Creare un erbario. Organizzare un’eco festa. Il percorso si svolgerà a partire dal mese di ottobre per concludersi alla fine di aprile. Il planning prevede un incontro settimanale di tre ore per un totale di 12 ore mensile; due eventi informativi e divulgativi (il presente planning può subire variazioni in relazione alle esigenze della scuola e all’effettivo finanziamento dello stesso).

 

DIAGRAMMA DI GNATT –  ECOMUSEO
  Azioni Apr Magg Giu Sett Ott Nov Dic Gen Febb Mar Apr Magg Giu
          2015     2016          
Attività di progettazione e sviluppo Formazione gruppo classe, bilancio di competenze. Definizione programmazione dei gruppi.
Apertura del progetto. Lezioni/attività.
 Realizzazione e prodotto finale presentazione al territorio.
Attuazione Monitoraggio / valutazione
Chiusura del progetto

Valutazione

Diffusione

Pubblicizzazione

 

EQUIPE DI CONDUZIONE

N°3 tra Docenti e Insegnanti dell’I.C. affiancati dalla presenza del responsabile della Pro Loco Castello, in qualità di esperto esterno.

RAPPORTI CON ENTI

Il progetto si avvarrà della collaborazione con la sezione locale della Pro loco Castello di Favara, del Comune di Favara e della SOAT di Favara. L’apporto della Pro loco sarà del tipo Kid cioè con fornitura d’assistenza attraverso i volontari e la fruizione dei materiali informativi e formativi dedicati. La SOAT(partner della Pro Loco) fornirà la consulenza specialistica per la catalogazione della piante, supporto per le visite guidate.

DOCUMENTAZIONE DIVULGAZIONE DEI RISULTATI

Disegni. Fotografie. Video. Presentazione in powerpoint. Redigere una “carta di identità” del territorio preso in esame, in formato multimediale da diffondere in rete e tramite i mezzi di comunicazione locali e non.

L’Ecomuseo utilizzerà regolarmente: sito web scuola e della  Proloco, newsletter, notiziario dell’ecomuseo, facebook, eventi informativi e presentazioni pubbliche. Tutte le pubblicazioni riporteranno il logo dell’Assessorato Regionale dei Beni Culturali e dell’Identità Siciliana.